Uno degli argomenti degli ultimi giorni è quello relativo al presunto leak di dati personali su Facebook degli utenti. O almeno questa è la ricostruzione non corretta che viaggia su siti, alcuni giornali e social. Vedremo che la situazione è molto più complessa.
Dati personali su Facebook: come funzionano acquisizione e gestione
Principalmente, i dati personali su Facebook li forniamo noi utilizzando il social network. Al momento dell’iscrizione forniamo nominativi, spesso professione, città di nascita o di residenza. Utilizzando la versione mobile, spesso forniamo la nostra posizione. Postando, elargiamo dati su dove siamo diretti, che lavoro facciamo, quale sia il nostro orientamento politico, religioso e sessuale. O anche le nostre preferenze culturali e sportive.
All’attività normale di posting e sharing alla base del social, c’è un altro fattore che chi è meno pratico di informatica e di Facebook, tende a sottovalutare o ignorare. Uno dei maggiori veicoli di dati personali, siano o meno sensibili, sono le app che vengono installate all’interno della piattaforma Facebook. Quiz, piccoli videogame, concorsi e giochini che, una volta installati, chiedono praticamente sempre (da anni in maniera manifesta) l’accesso ad una cerchia più o meno varia di dati. Dalla foto profilo, alle liste di amici, alle informazioni del vostro profilo.
Il più delle volte siamo proprio noi, inconsapevolmente, a regalare i nostri dati a terzi senza nemmeno saperlo. Del resto Facebook così come anche magari vari giornali online o servizi gratuiti si basano sullo sfruttamento dei dati personali ottenuti.
Questo perché vige sempre una regola fondamentale ormai nel mercato attuale dei media. “Se è gratis, il prodotto siamo noi”.
È pertanto opportuno fare attenzione.
La vicenda
Che Facebook o altre società si servano dei nostri dati non fa scalpore. In genere infatti i dati sono ottenuti col nostro consenso e siamo noi ad autorizzarne trattamento e/o vendita.
Il caos dei giorni scorsi nasce, invece, perché una società di consulenza americana, Cambridge Analytica, avrebbe acquistato dati su circa 50 milioni di utenti non da Facebook ma da altra società. Problema di queste informazioni è che, sfruttando un’area grigia anteriore al 2014 della piattaforma, erano state assunte non tutte col consenso della persona interessata. In particolare l’app acquisiva, col consenso dell’utente, non solo i suoi dati, ma anche dei suoi contatti. Con mancanza di consenso esplicito dei secondi ovviamente, che anzi erano del tutto estranei alla vicenda.
Questi dati personali degli utenti su Facebook ignari avrebbero avuto un ruolo particolarmente importante. La Cambridge Analyica ha infatti avuto un ruolo centrale nelle campagne elettorali in favore del Leave nella Brexit e per l’elezione di Trump in America. Si pensa addirittura favorendone l’esito scaturito ad urne chiuse.
Sembrerebbe, ma è da accertare, che Facebook sapesse di questo problema da anni.
Sarà il tempo ed eventualmente le autorità preposte a fare chiarezza e confermare quelle che per ora sono notizie giornalistiche.
Cosa fare per proteggere i nostri dati?
Ci sono vari modi per proteggere i nostri dati personali su Facebook. Oltre al più drastico, ovvero la cancellazione dal social, comunque non semplice e non retroattiva.
Il primo consiglio è quello più banale: imparate ad utilizzare Facebook o qualsiasi altro social opportunamente. Quello che una volta era un semplice sito evoluzione di un forum o di una chat, oggi è una piattaforma particolarmente complessa. Imparate a configurare bene la privacy dei vostri contenuti e delle vostre informazioni. Un profilo pubblico, con contenuti pubblici, è di fatto alla mercé di qualsiasi soggetto terzo.
Fate attenzione poi a ciò che installate. Ogni app vi chiede il permesso di accedere di fatto al vostro profilo, acquisendo i vostri dati. Valutate bene se vale la pena e cosa concedete.
Ultimo, ma non per ultimo, considerate sempre quali informazioni condividete. La regola è semplice: meno informazioni condividete su voi stessi, meno le stesse hanno la possibilità di essere carpite, legalmente o meno che sia, da altri.
Approfondimenti:
- Articolo su Forbes
- Articolo del Post
- Normativa italiana: Codice in materia di protezione dei dati personali